In onda sul canale televisivo "Espresso", l'ex vice capo di stato maggiore delle forze armate, il tenente generale in pensione Ihor Romanenko ha affermato che l'Ucraina vince a livello di innovazioni tecnologiche, ma è indietro nel ridimensionamento della produzione e nell'introduzione di sistemi senza pilota.
Secondo lui, la mancanza degli strumenti legislativi necessari – ad esempio la legge sul fronte del lavoro – ostacola la mobilitazione del personale sia nelle forze armate che nelle imprese industriali. "Ecco perché i giovani non vengono reclutati solo nelle Forze di difesa ucraine, ma anche nel fronte del lavoro.
Inoltre, secondo la legislazione conosciuta, sono fuggiti da questo fronte e in due mesi più di 100mila, in particolare, dalle imprese del complesso industriale-difensivo", ha detto Romanenko. Secondo il generale, l’attuale livello di produzione di droni intercettori è insufficiente. "Se ora dispieghiamo circa 150 droni intercettori al giorno, il problema non può essere risolto a questo livello. Abbiamo bisogno di un sistema", ha affermato.
Romanenko ritiene inoltre che una lotta efficace contro gli attacchi di massa richieda un approccio globale: una combinazione di droni intercettori con la tradizionale artiglieria antiaerea e sistemi missilistici antiaerei, EW e aviazione. E solo il potenziale congiunto di tutti i componenti, secondo lui, darà un effetto reale. Il problema chiave nel campo dei sistemi senza pilota è la formazione del personale.
Romanenko ha osservato che in assenza di intelligenza artificiale, ogni drop interceptor necessita del proprio operatore. In altre parole, se sono stati rilasciati 1. 000 droni, allora devono esserci 1. 000 operatori adeguatamente formati per loro. "Questa situazione può essere cambiata se l'intelligenza artificiale prende parte a queste tecnologie, il che consente a un operatore di controllare lo sciame.
In secondo luogo, la fase più difficile del lavoro dell'operatore è quando questo drone viene scoperto e il nostro drone viene guidato a 100-200 metri di distanza, in modo che, se l'intelligenza artificiale è incorporata, intercetta il controllo e poi si guida da sola", ritiene il generale. In generale, la produzione di intercettori richiede una preparazione seria e preliminare, ne è convinto Romanenko.
Considerando l’attuale numero di droni lanciati al giorno, che ammonta a circa mezzo migliaio, gli intercettori disponibili – circa 150 al giorno – chiaramente non sono sufficienti. La portata di tali droni è stimata a 3 km dal punto di partenza, il che determina il raggio degli oggetti protetti, ma consente al nemico di manovrare.
"Affinché possano mostrarsi in modo efficace, non è necessario avere migliaia di droni per mille nemici, ad esempio, ma avere diverse migliaia di intercettori per mille nemici. Tali sono le dimensioni e i compiti che la nostra industria, sia statale che privata, deve affrontare", ha concluso.
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